martedì 6 gennaio 2009

Lancia Stratos

Ssst!! La belva sta dormendo.

La Lancia Stratos rappresenta una delle auto da competizione, che più hanno stimolato il desiderio di guidare e di mettersi alla prova su una pista da Rally e non solo..
Dal punto di vista sportivo, essa ha caratterizzato la parte centrale degli anni '70 e, dati i numerosi trionfi, spesso fece bella mostra di sè sui poster appesi in molte camere di adolescenti, che potevano solo sognare di poter guidare questo bolide da competizione al posto di Sandro Munari. Immemorabile la triplice vittoria al Montecarlo '75,'76,'77.
Linee spigolose, posteriore alto e frontale inclinato super aggressivo caratterizzavano questa vettura, che proprio per il suo stile inimitabile è rimasta un ricordo ben impresso nelle menti di molti.
Uno splendido esempio di design targato Bertone.
Nella foto sotto Lancia Stratos Alitalia: Equipaggio Munari Maiga - 1° posto Rally di Montecarlo anno 1976.
Sotto: Lancia Stratos Rally Sanremo '78: Alen Kivimaky


Sopra e a fianco: Lancia Stratos Alitalia veduta laterale e posteriore.
Sotto:Lancia Stratos-rally di Monte Carlo 1979 piloti Darniche-Mahé.











Sopra Stratos al Tour de Corse '75.
I modelli raffigurati sono stati prodotti dalla Ixo-model e dalla Vitesse.

domenica 4 gennaio 2009

Diffidare delle banche: perchè?

Immagine tratta dal quotidiano Libero

Mi trovavo qualche sera fà in qualità di invitato, alla presentazione di un libro posto in vendità in occasione dell'arrivo delle feste e dal titolo: Vaffanbanka edito da Rizzoli. Autori: Marco Fratini , giornalista sulla quarantina di origini milanesi, ora caporedattore di La7 e Lorenzo Marconi , analista finanziario presso la direzione generale di Intra Private Bank, specializzato nella consulenza per clientela istituzionale e grandi patrimoni familiari.
Alla stessa erano presenti Lorenzo Marconi ed una collaboratrice alla riuscita del libro medesimo.
Il titolo scelto farebbe supporre che lo stesso fosse incentrato ad accusare le banche per l'operato messo in pratica negli ultimi anni, attraverso il quale molti risparmiatori sono stati raggirati con la vendita di obbligazioni Cirio, Parmalat, Bond Argentini, etc.
Gli autori hanno però precisato che il nome stabilito, non doveva far dedurre che il contenuto di Vaffanbanka rappresentasse un attacco alle Istituti di credito.
Col suo monologo, il relatore ha cercato di illustrare i meccanismi più importanti che guidano la finanza moderna, ma ha tenuto a sottolineare nel corso di tale discorso, che in Italia manca cultura finanziaria, e se molte volte le persone perdono soldi, ciò è dovuto alla mancanza di conoscenza.
In particolar modo, e questo vale per tutti i settori finanziari, ha fatto presente quanto incide l'elemento psicologico per cui le persone sono portate ad acquistare titoli di un determinato comparto nel momento in cui le cose vanno bene, mentre tendono a venderli quando le cose vanno male o malissimo.
Ha riferito che in Borsa chi investe, per il 90% circa va a perdere e questi sono calcoli statistici, ma alla fine mi son sentito in dovere di far presente perchè questo avviene, secondo il mio modesto parere.
Sono d'accordo che in Borsa tante persone perdono soldi, ma chi vende i prodotti finanziari solitamente chi sono: banche, Istituti finanziari, intermediari iscritti all'albo che si dovrebbero comportare con coscienza, diligenza, e che si suppone dovrebbero avere una conoscenza della materia sicuramente maggiore rispetto all'uomo comune.
Ora il Sig. Marconi riferiva che i bancari, ed in particolare i promotori finanziari, sono soliti vendere prodotti da lui definiti farlocchi perchè incassano commissioni, bonus, benefits, etc., e spesso più questi sono scadenti, più tali soggetti tendono a ricevere compensi proporzionalmente più alti sotto varie forme. E inoltre puntualizzava che il mondo della finanza, negli ultimi anni, è divenuto via via sempre più complesso in quanto a prodotti tradizionali quali azioni, obbligazioni si sono aggiunti prodotti più complessi: Etf, hedge funds, polizze unit linked, swap, etc. e questo mi trova pienamente d'accordo.
Mi chiedo, e questo mi è premuto farlo presente nel corso dell’incontro: non è forse vero che quello che non dovrebbe essere un atto d'accusa nei confronti delle banche, in realtà lo diventa eccome secondo quanto riferito nel corso della presentazione del libro, prendendo in considerazione i comportamenti negativi posti in essere dagli Istituti finanziari nei confronti della categoria dei risparmiatori, con una frequenza a dir poco preoccupante? (sempre che gli aspetti trattati in occasione del sit-in fossero quelli esaminati all'interno del libro medesimo.)
Poi e questa è una considerazione personale: io vedo il prodotto finanziario venduto dalla banca/fornitrice del servizio e analizzo la posizione del cliente/risparmiatore.
Signori! La banca è una azienda e il promotore finanziario deve essere un professionista o comunque un dipendente ben addestrato, che abbia frequentato corsi e che abbia, attraverso aggiornamenti tramite media e quindi giornali, canali tv etc conseguito una "cultura finanziaria".
Esistono delle regole stabilite dal codice civile, da codici deontologici, dal Testo Unico-Regolamento Consob, che impongono loro tutta una serie di comportamenti, di cui troppo spesso in passato sono sembrati dimenticarsi (anche se il consorzio Patti Chiari e la direttiva Mifid in particolare probabilmente hanno portato a qualche miglioramento in fatto di disciplina nei rapporti col cliente ma si è atteso troppo tempo e oggi la gente è sfiduciata, ma anche più attenta e consapevole).
Voglio paragonare l'operato di un Promoter Finanziario a quello di un normale imprenditore.
Immaginiamo il fruttivendolo davanti a casa e uno come me che va ad acquistare un chilo di arance, ma che non conosce bene la qualità delle medesime, non sà che esistono diverse categorie che ne designano la stessa, non sà per quanto tempo sono state conservate nel refrigeratore, nè da dove provengono etc. Quando arriva il momento di pagare il commerciante, suppongo che se fà bene il suo mestiere e si comporta con correttezza, mi venderà delle arance prelibate e gustose ed io sarò contento dell'acquisto delle medesime.
In caso contrario non ci andrò più e probabilmente ciò potrebbe dare adito a contestazioni, lamentele da parte mia in merito al prodotto venduto, rivelatosi scadente.
La stessa cosa se vado ad acquistare una automobile.
La ritiro e dopo sei mesi non va..
Oppure chiedo una auto che mi faccia con un litro di benzina 25 km e poi scopro che me ne fa 10..
Ok il libretto di manutenzione probabilmente specifica che la stessa con un litro di benzina è in grado di eseguire percorsi minori, ma io avevo riferito al venditore quale caratteristica fondamentale doveva possedere il prodotto. Più grave la mia dabbenaggine o maggiormente biasimevole la disonestà dell'altra parte? Si torna sempre alla medesima conclusione in questi casi che rappresentano credo una percentuale considerevole in fatto di investimenti, e cioè la malafede della controparte, la mancanza di rettitudine del bancario medio...supportata dagli Istituti presso i quali esercita la propria attività, che provvedono a difenderne l'operato a man tratta, adducendo i pretesti più sconclusionati per incolpare sempre il cliente malcapitato.
Lo stesso ha come unica colpa quella di aver firmato un contratto d'acquisto e di aver dichiarato la presa conoscenza di prospetti informativi, per la cui comprensione bisognerebbe avere l'assistenza di un legale, o perlomeno di un tecnico.
Prendiamo in considerazione un fondo azionario acquistato da me il 7 Gennaio 2000 da un noto gruppo bancario Italiano (chiamiamolo Banca It come nome di fantasia) , di cui non faccio il nome poichè finirei per metterlo probabilmente in cattiva luce, mentre rispetto le tante persone oneste che per esso lavorano, nonostante nel rapporto con tale Istituto abbia avuto una esperienza molto negativa.
Inoltre desidero sottolineare come non amo la critica fine a sè stessa, bensì una critica costruttiva, basata su fondamenti certi.
Firmai il contratto d’acquisto e comprai tale fondo, che chiameremo “Fondo guadagniamo in Europa”(anche qui nome puramente inventato)

Riuscii alcuni anni dopo a venire in possesso di un prospetto molto simile a quello sopra rappresentato, in cui venivano fatte analisi a medio-lungo termine sull’andamento del fondo.
La società, data la serietà, si è guardata bene dall'indicare su di esso una data di riferimento che consentisse di attualizzare la previsione ad un determinato periodo storico e dimostrare se e quanto siano valide le teorizzazioni redatte dai propri esperti.
Lo stesso riporta a chiare lettere che per un fondo legato ad azioni Europee, le previsioni, e credo che queste vengano fatte da un centro analisi interno alla Società di risparmio gestito, ed emesse su giudizio di persone competenti e ben pagate per questo, dia dei risultati se non attendibili comunque pressochè vicini alla realtà.
Bè, questo fondo quotava circa 16,540 euro a quota, al momento dell'acquisto.
Al 7 Gennaio 2009 sarebbero trascorsi 9 anni dall'Investimento che ho provveduto a smobilizzare il Gennaio del 2007, in perdita ancora del 35%, nonostante i rialzi borsistici avvenuti dal 2004 al 2006 e sarebbero passati 7 anni per valutare la correttezza delle previsioni contenute nel prospetto.
Mi chiedo se le valutazioni contenute in esso siano corrette, e come mai un prospetto attualizzato a Gennaio del 2000, non mi fu mai mostrato da questi signori: la risposta me la diede a suo tempo l'ex direttore ora dirigente/responsabile d'area e cioè che nel 2000, su un fondo creato nel 1991, delle previsioni non esistevano. Attendibilità della dichiarazione per come la penso io: nulla. Le risposte possono essere due: o quanto mi ha detto il dirigente risponde a verità, ma è come se alla Fiat non importasse quante 500 vende in un'anno in Italia, e quindi che fino al 2000 non si è mai fatta statistica su tal tipo di prodotto, oppure che tali rilevazioni e tale genere di previsioni esistevano, ma che si sono dimenticati di rendermi cosciente di ciò. Il voto alla professionalità lo lascio esprimere ad altri, perchè voglio esimermi dall'esprimere giudizi, per quanto mi sia possibile.
Questo vi fà capire come vengono distribuiti i ruoli di responsabilità all'interno dell’azienda di cui fui cliente per diverso tempo, e lascio a voi signori, che magari mi degnerete di qualche minuto prezioso, trarre delle conclusioni.
Io confido sempre che in una azienda, i ruoli vengano distribuiti su una base di meritocrazia che si fonda su preparazione professionale, fedeltà all'azienda, onestà, rettitudine, attaccamento al lavoro, stima da parte della clientela e anzitutto rispetto nei confronti di essa, ma purtoppo ho un pensiero, forse sbagliato: che gli avanzamenti di carriera in tal caso siano legati a dei numeri o cifre che discendono soprattutto da contratti d'acquisto di prodotti sui generis conclusi dalla clientela stessa (risparmiatori), sulla base di consigli sbagliati ed "interessati". (Cosa peraltro accennata nel corso dell’incontro.)
Trovo inoltre sbagliato utilizzare per i nomi dei fondi (e questo a suo tempo veniva fatto) parole tipo Guadagniamo in Europa, Investiamo nell’Europa, e così via perchè sono nomi che potrebbero ingannare ed essere alquanto fuorvianti per un cliente che crede effettivamente all’atto dell’acquisto, che trattasi di strumenti che portano profitto, mentre in realtà non è così.
Mancanza di buona fede signori, è questa la cosa triste.
Torniamo a me.
Se non avessi smobilizzato lo scorso anno mi troverei con:
valore della quota al 7/1/2000 =16,54 euro
valore della quota al 14/12/2008 =9,37 euro
Perdita in percentuale= - 43,31%
alla faccia di chi sostiene che alla lunga l'investimento sull'azionario premia..
Comunque il prospetto lo ricevetti se non sbaglio nel primo trimestre 2003 e calcolando su per giù la quotazione del fondo a fine 2002 inizio 2003 credo che la variazione sia compresa fra un 0% e un +10% su 7 anni, rispettando il contenuto del prospetto che parla di performance a 7 anni che va dal +6% al + 167%.
Ma è come se sostenessi: il figlio di pinco pallino che è appena nato può morire con probabilità 90% in una età compresa fra 1 e 90 anni. Mi domando se chi esegue questo tipo di studi viene pagato e quanto, perchè se lo stipendio è buono, faccio domanda anch'io.
Credo che anche uno appena competente avrebbe potuto prevedere delle risalite dei mercati, con una fase toro incalzante, dopo un periodo in cui le quotazioni erano scese parecchio, anche del 50%, in seguito alla bolla speculativa di Internet, al crollo delle Twin Towers, al fallimento della Enron etc .
Un'altra cosa che non capisco è come un loro addetto, tempo addietro, potesse venirmi a dire di stare tranquillo che la statistica stabiliva che nessuno avrebbe potuto andare a perdere in 7 anni, su investimenti in fondi di quel tipo.
Il riferimento statistico e l'attendibilità di quanto dettomi è scritto sopra, oggi a 9 anni avrei un 43,31% di perdita.
Senza contare che ho acquistato sempre a Gennaio 2000 altri due tipi di fondi, tutti casualmente legati al comparto azionario, e tutti smobilizzati con forti perdite da parte mia negli anni scorsi.
L’opinione personale è che talora, taluno di questi promoters non sa quello che dice nè quello che fa, oppure lo sà sì, cercando di profittare della bontà, della pazienza delle persone, e finendo per giustificarsi attraverso meccanismi mentali che travisano totalmente la verità..
Poi mi chiedo come fà uno che ricopre ruoli di responsabilità e che firma in qualità di addetto all'Ufficio Reclami a rispondere ad un cliente imbufalito come me che contestava che, in sede di presentazione del prodotto finanziario, non era stata specificata l'esistenza di commissioni e in quale percentuale, che "commissioni su un fondo azionario di tal tipo in realtà non esistevano". E' la negazione della realtà!!
Telefonai a suo tempo alla Società di Gestioni e, rimbalzandomi da un addetto al Call Center all'altro si trovarono impreparati a darmi una risposta certa: secondo qualcuno tali commissioni esistevano, per altri no. Diciamo che non vengono pubblicizzate in maniera trasparente (gli addetti alla vendita del prodotto potrebbero non farne accenno) ma basta calcolarsi quella che è una cifra mediamente e solitamente variabile fra il 1,50 e il 2,50% giornaliero e prelevata direttamente dal fondo e quindi indirettamente anche dalla quantità di capitale immesso in esso dal singolo risparmiatore, per avere una chiara visione della cosa..
Inoltre mi domando che nesso c'è fra uno che investe su un fondo azionario europeo ed il propetto che mostro consegnatomi da un loro addetto attraverso il quale mi si esortava a mantenere la posizione finanziaria in seguito a perdite da me subite.

Domanda.
Che cavolo c'entra borsa Italiana con un fondo Europeo? Gli altri due di cui ero solo in parte titolare erano Fondi che investivano nel mercato internazionale ed in larga parte uno di essi sul mercato Giapponese.
Al limite ci può essere una certa componente di azioni italiane che facevano parte del paniere di tali fondi, ma da qui a rendere la situazione assimilabile, ce ne passa.....
Poi il rating del fondo..
Con riferimento al foglio consegnatomi bisogna prendere in considerazione, se investo in un fondo Italiano, se esso è ben gestito e se consente, per l'appropriatezza dei criteri gestionali, in poche parole la gestione attiva, a superare l'indice di riferimento.
Poi in tal caso vanno considerate le commisioni che, sia che il fondo guadagna, sia che perda, vanno a depauperare lo stesso.
E intanto la società di gestione ed i suoi azionisti si arricchiscono comunque alle spalle del risparmiatore/investitore. (è giusto quando i professionisti sono seri, esperti della materia e, grazie alla loro preparazione tecnica sopravanzano il benchmarch di riferimento facendo guadagnare il cliente e raccogliendo profitti essi stessi, mentre in altri casi il mio pensiero è naturalmente differente)
Certo è importante tener presente il territorio, la zona dove si investe. Dal 2000 in poi ci sono paesi emergenti come Brasile, Cina, paesi dell'Europa dell'Est che, mentre molti mercati tradizionali perdevano miliardi di capitalizzazioni, guadagnavano in continuazione ed inoltre bisogna tener presente, in caso di investimenti singoli, il settore economico dove si va ad investire, commodities, utilities, alimentari, farmaceutici, etc perchè a volte ci possono essere comparti, in previsione futura penalizzati dagli andamenti borsistici.
State tranquilli comunque perchè all'atto dell'investimento, per ragioni già dette, tali informazioni normalmente, ma non sempre quando trattasi di professionisti seri, se le tengono per loro.
Da tener presente quando ci si affida ad un fondo il rapporto rischio/rendimento quindi, o nel caso dell'obbligazione affidabilità dell'emittente, e confrontare i rating determinati da diverse società di valutazione: Moody, Fitch, Standard and Poor, Morningstar, etc.
Continuando, nel corso della presentazione del libro un altro invitato (tra l'altro un dipendente di banca) ha tirato fuori il discorso delle banche on-line ed io non ho potuto far a meno di dire la mia, dal momento che io recepisco nelle banche on-line (e parlo in particolare dei conti di deposito on line) una opportunità di investimento. Ho proceduto quindi ad avvalorare le mie tesi che sostengono la bontà e la tranquillità dell'investimento, e il relatore ha cercato di contestare le mie affermazioni sostenendo che trattasi pur sempre di investimento sulla liquidità.
Sono andato a fare verifiche in termini di numeri prendendo in considerazione un campione di fondi esistenti per davvero, che investono in obbligazioni statali e corporate, europee ed internazionali e i relativi rendimenti a un anno, e per alcuni anche a 5 anni:
Arca obbl. Europa -1,81%
Bnl obbligazioni euro bt 4,14%
- a 5 anni rendimento annualizzato del 2,12% annuo
Bnl Euro obbligazioni m/lt 1,54%
- a 5 anni rendimento annualizzato del 1,64% annuo
Bnl obbligazioni emergenti - 17,28%
- a 5 anni rendimento annualizzato del - 1,20% annuo
Nordfondo obbligazioni eurobt 3,84%
- a 5 anni rendimento annualizzato del 2,03% annuo
Optima obbligazioni euro 4,11%
Pioneer Obbligaz. euro gov. 3,15%
Ras Lux Bond Europe 1,44%
Sai obblig. internazionale 2,45%
Sai obbligaz. corporate 0,22%
Uni euro bt 4,25%
I dati sono tiferiti alle quotazioni riportate dai quotidiani in data 20/12/2008.
Io dico, visto che il Sig. Marconi ha provveduto a fare dell'analisi sull'investimento in azioni, naturalmente più rischioso, obbligazioni e fondi di liquidità, che differenza c'è se investo in una obbligazione Statale come un Bot, o un fondo obbligazionario Europeo rispetto ad un deposito di contante al 4,70% di Chebanca, al 4,25% di conto Arancio, oppure al 4,75% di rendimax, o al 5% di Santander senza contare i vari Fineco super-save e Iw-Power di Iw Bank (che sono depositi vincolati a qualche mese, come i pronti contro termine), tutti garantiti fino a 103.000 euro dal fondo interbancario di garanzia?
Tralasciamo l'azionario, che potrebbe rappresentare al momento, analizzate le quotazioni dei corsi, una opportunità di investimento interessante, come rimarcato opportunamente e giustamente dal Sig Marconi, soprattutto se vi si impiega solo una parte del capitale, secondo il profilo di rischio di ciascuno.
In un paio d'anni alcuni conti on line, nel recente passato, hanno prodotto interessi sul capitale giungendo a toccare un + 7,20% netto arrivando a superare rendimenti ottenuti in 5 anni su un Bnl obbligazioni euro m/lt, ad esempio.
Se sono strumenti che consentono di addivenire ad un risultato migliore oltre che certo, cosa può importare ad un risparmiatore se trattasi di un fondo obbligazionario, di un Bond, o di un fondo di liquidità?
E poi investire nei Corporate-Bond invece, che non sono niente altro che Obbligazioni societarie emesse da banche o altre società che cercano generalmente di ricapitalizzarsi, ci sono i rischi emersi odiernamente con la Lemhann, tassi più alti, ma chi ci assicura che le crisi societarie siano finite, soprattutto dopo quel che si sente sul mercato automobilistico.
Saranno in grado le case di sopperire alla crisi del mercato?
Attenzione perchè il sistema ad un certo punto potrebbe anche crollare.
Data la mancanza di tali dati, mi sono guardato bene dal produrre queste ultime esternazioni, proprio perchè è mia abitudine, quando non sono totalmente a conoscenza di un argomento, provvedere a documentarmi, per esporre poi le mie tesi ed argomentazioni in maniera serena e garbata.
Comunque delle cose dette ognuno può farsi la sua idea, io sono abituato a parlare sempre secondo principi ispirati alla chiarezza, alla trasparenza ed alla poca competenza che ho acquisito tramite l'esperienza da me maturata. Proprio per questo non pretendo che le mie idee siano condivisibili. Posso comunque affermare che una banca che privilegia la logica legata alla vendita del prodotto e trascura la logica dell'informazione e dell'assistenza al cliente non fa molta strada....e questo credo che abbia il consenso di tutti.
Allo stesso modo, spero che venga a cessare il comportamento omertoso attraverso il quale in casi scomodi come il mio, le banche secondo voci, e la mia ex-banca come ho potuto personalmente constatare, tendono a far "sparire" il promotore finanziario di turno attraverso trasferimenti di sede e di incarico, anche se dubito che ciò possa accadere.
Sarebbe però una bella manifestazione di responsabilità.
Desidero alfine ringraziare il Sig Lorenzo Marconi che si è rivelata persona competente, educata, obiettiva e che mi ha dato modo di poter esprimere le mie considerazioni.

giovedì 1 gennaio 2009

fiat 500


(nella foto Fiat 500 anno 1965)
La Fiat 500 è l'auto che ha motorizzato l'Italia alla fine degli anni '50, e la inserirei sicuramente nella mia Top 10, fra quelle che amo di più. Si presenta con delle linee curve, fari tondi che caratterizzano le auto dell'epoca, potenza limitata e prezzo per i tempi accessibile. Rappresentò il sogno di molti e anche per questo ne vennero costruite 5.000.000 di esemplari, con differenti versioni, a livello di motorizzazione e di comfort. Ricordiamo per dirne una, la mitica Fiat 500 Abarth.
A vederla oggi si presenta come un'auto spartana, dagli interni "poveri", ma essa ha il pregio di aver assunto una identità senza uguali, venendo a rappresentare una icona nel mondo dell'automobilismo, ed ancora oggi resiste col suo fascino inimitabile.
La gente la usava per recarsi al lavoro, per andare in villeggiatura, per fare sport, per uscire col partner. Sostituì nel cuore della gente la Vespa e la Lambretta, primi mezzi motorizzati di massa che consentirono spostamenti più rapidi, rispetto alla tradizionale bicicletta. La sua produzione terminò nella prima metà degli anni '70 ma a tutt'oggi esistono diversi Club e associazioni che accomunano i fans di questo meraviglioso gioiello che a tutt'oggi rimane opera irraggiungibile.
(modellino della minichamps)
Sotto versione Brumm della prima Fiat 500